Nonostante la crisi sanitaria e la “tempesta perfetta” causata dalla mancanza di materie prime e dal caro energia, fenomeni amplificati dalla guerra in Ucraina che ha devastato i sistemi produttivi del nostro paese, negli ultimi due anni il 38% degli artigiani sardi su circa 34 mila imprese artigiane isolane è riuscito a programmare ed attuare investimenti significativi (il 68% tra quelle con fatturato superiore a 500 mila euro). Sul fronte occupazionale il settore, che negli ultimi 12 anni ha vissuto una crisi senza precedenti che ha portato alla cessazione di circa 9mila imprese, registra comunque una sostanziale tenuta: appena il 3,5% delle aziende ha ridotto gli addetti, percentuale che sale al 7% tra le imprese più piccole. Tutto ciò nonostante l’impennata dei costi di produzione abbia interessato nel primo semestre 2022 oltre il 90% delle imprese, assottigliando i margini di attività e l’utile di impresa (il 56% delle aziende artigiane non ha scaricato sull’utente finale l’aumento dei costi).
“In questa particolare difficile congiuntura ci attendiamo che il governo Nazionale possa disinnescare e riportare in tempi ragionevoli ad una condizione di ordinarietà, la minaccia dell’insostenibile incremento dei costi energetici e di un’inflazione ormai quasi fuori controllo”, commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna, auspicando a livello nazionale il varo delle grandi riforme di struttura: Fisco, Giustizia, Pubblica Amministrazione, che sono la condizione necessaria non solo per ottenere i soldi del Piano di Ripresa e Resilienza, ma più in generale per arrestare il declino del paese.
Secondo la Cna sarda è però fondamentale utilizzare al meglio le risorse di cui la Sardegna dovrà disporre per i prossimi 5/6 anni. “Si apre una fase cruciale per le prospettive di crescita e di sviluppo della società sarda, che chiama in campo responsabilità diffuse, non solo politiche e istituzionali – spiegano -L’eccezionalità delle risorse di cui disponiamo deve essere sostenuta da un processo programmatorio e dalla messa in campo di progetti che ne consentano un’allocazione virtuosa, in linea con gli obbiettivi che vogliamo raggiungere. Sul fronte regionale ci auguriamo che la legge “Omnibus” che disporrà di ulteriori 78 milioni di euro dell’avanzo di amministrazione 2021, all’attenzione nelle prossime settimane del Consiglio Regionale, completi e definisca positivamente per le imprese le posizioni ancora aperte dei vari fondi, “Resisto, “Emergenza Imprese”, fino alla nostra “949”. Ci auguriamo così di archiviare la lunga stagione dell’emergenza che ha inevitabilmente contratto e ridotto il confronto e le interlocuzioni tra la presidenza della regione e il mondo della rappresentanza sui grandi temi e sulle grandi questioni che ha di fronte oggi la società sarda, fortunatamente in tempi di PNRR”.
Per la programmazione di questi obiettivi di sviluppo Tomasi e Porcu chiedono che la Presidenza della Regione istituisca una cabina di regia con le forze sociali più rappresentative e il sistema delle autonomie locali per preparare imprese e amministrazioni locali a concorrere con maggiori possibilità di successo alle centinaia di bandi che PNRR E Fondi Europei metteranno a disposizione nei prossimi anni.
Occorre infine - concludono i vertici CNA – un cambio di passo nell’azione del governo regionale che consenta di concludere e qualificare positivamente la fase finale della legislatura approvando provvedimenti attesi da tempo: la legge urbanistica, una riforma che riordini e riconfiguri il sistema amministrativo/istituzionale definendo ruoli, funzioni e risorse in capo a Regione, province e comuni, precondizione per avviare un processo di sburocratizzazione dei procedimenti amministrativi/autorizzativi ordinandoli secondo procedure più semplici e celeri così da sostenere e facilitare lo sforzo di investimento dei nostri comuni e non frustrare la voglia di intrapresa di cittadini e imprese”.